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mercoledì 6 gennaio 2016

Il tema dell'Adorazione dei Magi in Botticelli

Il periodo natalizio sta, purtroppo, giungendo al termine e come di consueto a concluderlo è la festa dell'Epifania. Nella religione cristiana all'Epifania, termine che ha origine dal verbo greco epifàino, ossia “mi rendo manifesto”, è associato l'arrivo a Betlemme dei Magi per adorare il bambino Gesù. L'unica fonte a descrivere l'episodio è il Vangelo secondo Matteo. I magi, probabilmente astronomi e sacerdoti zoroastriani, imprecisati di numero, giunsero dall'Oriente in Giudea guidati da una stella. Qui videro il Cristo appena nato e prostratisi lo adorarono. Quindi gli offrirono in dono oro (omaggio alla sua regalità), incenso (omaggio alla sua divinità) e mirra (anticipazione della sua futura sofferenza e morte in croce), riconoscendolo così come “Re dei Giudei”.  Quindi con l'Epifania si celebra la prima manifestazione della divinità di Gesù, con la visita e l'adorazione degli esponenti di un popolo lontano, estraneo al mondo ebraico e mediterraneo. Un avvenimento di fondamentale importanza nella tradizione cristiana, affrontato da numerosi pittori come Sandro Botticelli. L'articolo di oggi tratterà proprio di come il maestro fiorentino, nel corso del suo percorso artistico, abbia sviluppato il tema dell'Adorazione dei Magi.

Genesi dell'Adorazione
A partire dal Duecento numerose confraternite devote al Corpus Domini e all'Incarnazione scelgono come immagine simbolo proprio quella dell'Adorazione dei Magi. Ma oltre ai motivi religiosi,  verso la fine del Trecento, sono motivazioni di carattere politico a fare la fortuna del soggetto. Il Cristo dell'Epifania si manifesta, infatti, non a uomini qualsiasi ma ai potenti della terra, ai re – secondo i vangeli apocrifi i magi sono i re di Indi, Arabi e Persiani. I sovrani, rendendo così omaggio alla divinità, vengono legittimati del loro potere. E all'epoca delle corti sono proprio i signori locali, sprovvisti di un'investitura ufficiale, a commissionare questo genere di rappresentazione, cogliendo l'occasione di farsi dipingere, con il proprio fastoso seguito, nei panni dei Magi. Si assiste così, con gli esempi di Gentile da Fabriano e Benozzo Gozzoli, a uno spostamento d'interesse dall'evento sacro al corteo profano dei re. 
Gentile Da Fabriano, Adorazione dei Magi, 1423, tempera su tavola.
Firenze, i Medici e Botticelli
A Firenze, dal 1417 al 1494 (anno della cacciata dei Medici da Firenze), la confraternita laica dei Magi, con sede nel convento di San Marco fatto ricostruire da Cosimo il Vecchio, organizzava ogni 3 o 5 anni,  durante la festa dell'Epifania, una festosa rappresentazione detta “Festa dei Magi” che sfilava per le vie di Firenze con la cosiddetta “Cavalcata dei Magi”. Al corteo prendevano parte molti esponenti della famiglia Medici, che impersonavano i Magi stessi, e nella stessa veste vennero inseriti nelle Adorazioni che abbellivano le chiese fiorentine.
Nella seconda metà del secolo è Botticelli a cimentarsi più volte con il tema.  Influenzato dal modello orizzontale del polittico di Pisa di Massaccio, realizza, intorno al 1470, con l'aiuto di Filippino Lippi, la prima Adorazione, oggi alla National Gallery di Londra. Lo schema utilizzato è quello classico, in cui i magi procedono uno dietro l'altro verso la Madonna col bambino.
Sandro Botticelli e Filippino Lippi, Adorazione dei Magi, 1470 ca, tempera su tavola.
Poco più tardi, nel 1473-1474, Botticelli complica la composizione adattandola a un formato circolare. Il tondo, simbolo dell'Universo e della portata universale dell'Incarnazione di Gesù, era già stato utilizzato in opere di analogo soggetto, come quelle di Domenico Veneziano e di Beato Angelico e Filippo Lippi. A differenza dei predecessori, l'artista fiorentino non pone la Vergine col bambino in primo piano, ma al centro del dipinto, circondata a semicerchio dalla folla dei fedeli. Le figure in basso sono solo figure di secondaria importanza. A sostenere la complessa composizione e a guidare lo sguardo dello spettatore è l'utilizzo di un sapiente gioco di direttrici prospettiche create dagli elementi architettonici. Anche l'edificio nel quale è ambientata la scena, un'antica basilica romana in rovina con la presenza di una copertura in legno sostenuta da una capriata, ha un forte significato simbolico: con la nascita di Cristo la Chiesa cristiana fiorisce dalle rovine dell'antica religione pagana.
Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi, 1473-1474, tempera su tavola.
A breve distanza dal dipinto del 1473-1474, Botticelli realizza un'altra celebre Adorazione dei Magi, oggi conservata agli Uffizi, commissionata da Guasparre di Zanobi del Lama, funzionario amministrativo dei Medici, per l'altare della propria cappella in Santa Maria Novella. La capanna della natività, costituita da una roccia, una tetto ligneo e una parete diroccata, è posizionata ancora una volta in posizione rialzata. La Vergine col bambino, vegliata da dietro da San Giuseppe, è il vertice di un triangolo intorno al quale scalano a semicerchio le figure degli astanti. Nelle veste dei magi sono raffigurati i Medici. Il più anziano dei re orientali, che tocca il piedino di Gesù, ha infatti le fattezze di Cosimo il Vecchio, morto nel 1464, mentre negli altri due, inginocchiati al centro e a destra sono ritratti i figli Piero il Gottoso, morto nel 1969, e Giovanni, morto nel 1463. Tuttavia non mancano i ritratti dei Medici ancora viventi, da Lorenzo il Magnifico – pensoso nella sue veste nera e rossa nel gruppo di destra – a Giuliano, suo fratello minore, posto all'estrema sinistra della composizione. Botticelli si è ritratto dall'altro lato della composizione e ci guarda avvolto da un ampio mantello di colore giallo dorato, vicino a una schiera di personaggi di difficile identificazione, fra cui spicca il committente. Si tratta quindi di un vero e proprio atto di “vassallaggio” da parte di Gauspare nei confronti dei Medici al momento della sua massima fortuna professionale. Un curioso elemento, presente sia nella versione della National Gallery di Londra che  in quella degli Uffizi, è il pavone appollaiato sulla destra, simbolo della resurrezione e della vita eterna. 
Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi, 1475 ca, tempera su tavola.
L'ultima Adorazione
Al museo degli Uffizi è conservata, nonostante non appartenga al percorso di visita, un'altra versione dell'Adorazione, realizzata dal maestro toscano nel 1500. L'opera, incompiuta, appartiene alla fase matura dell'artista, turbato dal rogo del Savonarola (1498) e dalle aspettative millenaristiche del 1500. In questo caso la composizione è affollatissima e il paesaggio e gli elementi naturalistici sono estremamente semplificati. I movimenti delle figure appaiono frenetici e concitati, ben lontani dalla perfezione e dall'equilibrio che connotavano i precedenti capolavori di Botticelli. Questo dipinto sembra avere un collegamento con un'opera ancora più incompiuta: l'Adorazione di Leonardo per il monastero di San Donato a Scopeto. Da questa composizione, Botticelli potrebbe aver ripreso il turbinoso movimento della folla, le emozioni che traspaiono dai volti e dagli atteggiamenti degli astanti, gli accenni a conflitti tra cavalieri e perfino tra i loro cavalli. 
Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi, 1500 ca, tempera su tavola.